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L’archetipo del Clown: Riflessioni sulla saggezza antica nell’umore del buffone

Dott. Deon van Zyl

“Se il matto persistesse nella sua follia, andrebbe incontro alla saggezza. “- William Blakeoutlines

L’immagine di un clown saggio che insegna mi è apparsa una volta durante una sessione di Immaginazione Attiva e Autentico Movimento. Durante la sessione stavo lavorando sulle immagini contrastanti di un vecchio vagabondo e Adamo, il nuovo uomo. Il vecchio vagabondo appariva come un derelitto senza meta, mentre Adamo era puro e nuovo, ma anche lui senza meta. Ho scoperto che anche se sembravano provenire da mondi diversi, in realtà erano molto simili, e persino uguali in un aspetto molto importante: entrambi vivevano con poche prospettive per il futuro, vivevano ora. Come immagini simboliche, una sottile seppur enorme differenza fra i due è che il vagabondo è un girovago senza meta che vive giorno per giorno, mentre Adamo è un viandante nel meraviglioso paradiso del presente. La loro somiglianza comunque, è la consapevolezza, e attenzione, del momento.

Dopo che queste figuri simili ma opposte mi sono apparse durante la sessione, mi sono giunte due altre immagini che anch’esse sembravano completamente diverse ma strettamente collegate fra loro: l’”Eterno seminatore”, il fornitore, il donatore di vita e sostentamento, e l’”Eterno mendicante”, il beneficiario, colui che vuole solo per sé. Era solo un leggero movimento fisico nel gomito e nella spalla che separavano il seminatore dal mendicante. Oltre a quello c’è l’azione del dare nel prendere e del prendere nel dare, un collegamento complementare e inestricabile fra i due.

La simultanea somiglianza e differenza fra il vagabondo e il viandante, e fra il seminatore e il mendicante era così assurda e difficile da afferrare, che o iniziato a ridere. Non avevo riso in quel modo da anni. Mi prevalse una spontanea ma profonda sensazione di ilarità e, il mio corpo rispose facendo cose oltraggiosamente divertenti che provocarono un ulteriore susseguirsi di risate. Diventai un clown che recitava. Ogni nuovo movimento era così idiosincratico e perfetto che stimolò più risate e divertimento.

Più ridevo attraverso il clown, più sembrava di combinare e trascendere gli opposti Adamo/Vagabondo e Seminatore/Mendicante. Attraverso gli occhi del clown faceva tutto più senso. Guardai dall’alto, e la posizione mi permise di unire gli estremi. In quel momento ero un estremo unito anch’io: asceso ma ancora terreno, un uomo nuovo e un vecchio ubriacone, un fornitore e un mendicante.
Il clown aveva mediato gli opposti. l’umorismo e le risate univano gli estremi. Il clown portava l’unità, pienezza e trascendenza. Durante questa sessione, l’immagine del buffone era quella alla quale Jung si riferirebbe come un “nuovo terzo” che manifestava dagli opposti una funzione trascendente.

Questa era la mia personale introduzione all’archetipo del clown o il buffone sacro. La più grande rivelazione alla base di questa esperienza è stata l’accoglienza degli estremi, un isolamento dei contrasti. Il clowning profondo, credo, sempre evochi la consapevolezza del contrasto e dell’unità dei nostri aspetti opposti. Il clowning ci permette di abbracciare entrambi gli aspetti ed essere “elevati” a una più “alta” prospettiva. Il mio clown, è l’incarnazione dei paradossi e se facciamo più attenzione ad ogni azione, scopriremmo le polarità multiple del clown che interpreta.

Il clown è una questione di contrasti, un genio nel giocare con gli estremi e nell’unire gli opposti. Ove c’è ordine, il clown crea disordine. Dove c’è qualcosa di enorme da raggiungere, il clown lo minimizza. Dove c’è qualcosa di piccolo da fare, il clown nel processo impiega grandi sforzi. Soprattutto, un ego gonfiato sarà fatto scendere dal piedistallo e viceversa un ego “sgonfiato” vi ci sarà fatto salire! Fare tutto ciò in in un modo divertente e amorevole,porta il clown ad unire gli estremi.

Come il pubblico, sperimentiamo questi estremi in noi stessi, potremmo anche brevemente rivivere simili avvenimenti nelle nostre vite. In realtà, con una più attenta ispezione, questi tematiche sono molto serie nella vita. Ma poi il clown ci fa ridere, questa risata provoca la nostra liberazione e accettazione, neutralizziamo il male e cambiamo la negatività. Similarmente, Il clown ci aiuta ad accogliere inconciliabili differenze in noi stessi e negli altri. In fine, terminiamo con una più estesa comprensione di noi stessi e degli altri. La risata trae prospettive e ristabilisce l’equilibrio. Integrando gli opposti in e attraverso sé stessi, il clown ci aiuta a trascendere la polarità. Egli è un mago, un trasformatore del mondo interno, un elevatore dello spirito umano. Ma chi è colui che può integrare gli opposti in e attraverso sé stesso, e chi lo fa per il bene altrui? Non necessita di una tremenda quantità di saggezza e compassione?

Guarda attentamente e noterai che ci vuole un passo deciso, una consapevolezza centrata e grande cura, per poter inciampare correttamente. Il fesso goffo è infatti un professionista. Devi essere estremamente coordinato per fare uno svarione correttamente. Devi essere preciso e puntuale nel giocare sull’orlo di un precipizio. Lo stolto non è un sempliciotto, come suggerì Cervantes (in Watts 1963: 31). Devi essere molto realizzato e intelligente per apparire stupido.

Molte culture in tutto il mondo anno il clown come parte centrale delle loro tradizioni, spesso sacre. Lo Heyoka, una figura clown sacra nel popolo Sioux della tradizione Nativo-Americana, è a volte chiamata un Contrario. È un chiaro esempi di un clown che gioca con polarità e paradossi. Come dice Lame Deer, “nella nostra lingua il clown è chiamato Heyoka. È un uomo sotto-sopra, avanti-indietro, si-e-no, il contrario” (citazione da Parabola: 1979).

La sacralità del clown viene con le sue polarità, nell’accoglienza dei contrasti e degli opposti, così come la perdita mutaforma di un’identità fissa dell’ego che fa spazio per il fluire, la trasformazione, novità e creatività, un IO molto più esteso.

Il clown sacro non vuole avere niente a che fare con l’essere troppo permanente, soprattutto le nostre identità dell’io. Il Matto nel mazzo dei Tarocchi non è numerato, o di valore pari a zero, mentre le altre carte sono numerate da 1 a 1. Il Joker in una confezione di carte standard può assumere l’identità di qualsiasi altra carta. Con questa identità zero o non-sé, può mascherare e mutare nel niente. In questo modo il Matto-Joker rispecchia il Creatore, che è senza forma, ma può assumere qualsiasi forma o figura.

Nella tradizione Zen- Buddista troviamo la nota figura dii Pu-Tai (Hotei, d. a.c. 916), il panciuto “Buddha che ride”. Pu-Tai è una figura amichevole, sontuosa con un atteggiamento ridente e gioioso. Schiva la gerachia e stabilisce modelli. “ si rifiuta di entrare in un monastero su qualsiasi base di permanenza e, invece vaga liberamente senza attaccamenti anche dalle sicurezze delle mure di clausura e dalle forme di disciplina monastica.” (Hyers 1987: 50). Se mai ci fosse stato un “viandante senza meta” E un “vagabondo senza meta”, Pu-tai è uno di loro. Ma lo erano anche altri saggi di altre culture:

un verso Hindu cita:

A volte nudo, a volte folle,

Ora, come studioso, ora come un buffone,

Così appaiono sulla terra – Gli uomini liberi!

(in Watt 1963: 202)

Nella tradizione giapponese Zen Soto c’è il cosiddetto “Grande Buffone” Ryókwan (1757-1831). Pare che in un gioco di nascondino con dei bambini si nascose così bene sotto ad un pagliaio che non fu scoperto fino al mattino successivo da un contadino! (Hyers 1987: 51). Nascondino è uno dei giochi classici per bambini che gioca con la dialettica tra presenza e assenza. Alla fine troviamo sempre l’un l’altro, in modo che la presenza prevalga. Si ha solo bisogno di un pazzo saggio per far si che il gioco termini con l’assenza, il contrario del solito, solo per il cambiare!

E ‘in questa zona che il clown gioca, e dove si trovano la vera sapienza e completezza. Jung (CW 12:. 24 p.) disse: “Senza l’esperienza degli opposti non c’è l’esperienza di completezza… “Il clown porta completezza attraverso l’esperienza degli opposti.

Vediamo questo tema centrale in tutte le culture. Nella cultura francese del tardo medioevo troviamo la cosiddetta “Festa dei Buffoni”, dove gli opposti erano ritratti attraverso maschere di umani e animali, i ruoli erano invertiti con il basso clero che beffeggiavano i vescovi, e i simboli tradizionali erano stati invertiti elevando il buffone al ruolo principale, al fulcro d’attenzione, invece che la carne e il sangue del Salvatore.

Till Eulenspiegel, l’eccentrico buffone tedesco del XIV secolo ed eroe folk, ha voluto svegliarci ad una multi-lateralità e all’arte di mutare forma. La non aderenza ad una limitato o fisso modello di ego ci permette di aprirci ad una gamma di esperienze più completa. Ha interpretato una grande varietà di ruoli contrastanti: di attore, ladro, bugiardo, burlone e diavolo, da un lato, di santo, filantropo e filosofo, dall’altro. Dalla sua nascita alla sua morte, la sua vita era Caratterizzato da contrasto, opposti e eccentricità. Una delle mie storie preferite di Till è dove tentava di insegnare a leggere i salmi ad un asino per gli insegnanti dell’università. Queste abilità di elevare gli umili, per sgonfiare il vanesio e pretenzioso, di trasformarsi in qualsiasi identità (cioè non avere un sé fisso), contengono tutti la saggezza antica del pazzo.

Nasreddin Hodja, il più noto saggio comico della Turchia a partire dal XIII secolo, è stato spesso visto in sella al suo asino guardando all’indietro. Circa 350 storie e aneddoti sono stati attribuiti a Nasreddin. Sono pieni di contrasti spiritosi, pause strategiche, lezioni didattiche e saggezza.

A volte non sono figure umane, ma animali, che interpretano il ruolo del clown, come nel mito nativo americano di Coyote. Spesso Coyote mostra il contrario di ciò che è in genere accettato (come cedere al comportamento istintivo), In tal modo contribuendo a definire i confini della moralità e l’accettabilità, ma anche lui non si aggrappava ad un identità fissa. Nelle varie tradizioni nativo americane Coyote è onnipresente e può essere molte cose: il messaggero, il bel giovane, un animale, l’eroe, un villano o un nobile imbroglione, e persino analogie al Creatore. Egli è l’archetipo dei mutaforma che può apparire in qualsiasi forma, e può anche tagliare il suo corpo in piccoli pezzi per passare attraverso il foro di nodo, e poi ricomporsi di nuovo. L’alcelafo compare nei racconti dei Boscimani ha esattamente le stesse capacità. Coyote, come Alcelafo, è diversità nell’unità, e l’unità nella diversità, il mutaforma che ci mostra il funzionamento interno della vita stessa.

Nelle storie dei Boscimani,il piccolo Mantis ha un ruolo enorme nel trattare le sproporzioni della vita. L’elefante, naturalmente, era il simbolo di esagerazione, forza bruta, l’istinto e l’eccesso, dal quale lo spirito ha dovuto liberarsi se mai dovesse diventare simmetrico e intero (van der Post 1961: 170). Mantis ha raggiunto questo saltando sulle spalle degli elefanti, uno dopo l’altro, uccidendoli con peti in faccia! I Boscimani avevano due reazioni a questa storia. Da un lato scoppiavano a ridere, naturalmente, ma dall’altra erano pieni di meraviglia e di stupore. Mantis il clown ancora una volta aveva interpretato il suo sacro ruolo, estrarre la proporzione dalla sproporzione e, come Van der Post dice, per bilanciare l’eccesso, abbracciare tutti i lati (ad esempio il piccolo e il grande, i deboli e potenti), e di darci una prospettiva molto più ampia e, un “occhio di saggezza” per così dire.

Il clown è un contenitore di estremi, il custode degli opposti e polarità, e soprattutto il “Non-sé” che apparirà ovunque l’attaccamento unilaterale è il modello prevalente.

E così, sostengo qui che è la funzione archetipica del buffone di svuotare se stesso e perdere la sua fissa adesione alla propria identità dell’io. È pronto ad adattarsi, a cambiare ed essere flessibile, per amore di una causa maggiore. Il pazzo o il clown sacrifica sé per guadagnare sé, uno delle sfide centrali del processo di individuazione Secondo Jung.
Gli estremi non intimidiscono il clown, il suo obiettivo è la rettifica dello squilibrio. Quando le nostre circostanze non sono molto in equilibrio, prende misure eccessive al fronte di correggerle. A volte è lo shock che serve a sbalzarci fuori dalla negazione unilaterale. L’incosciente unilateralità delle razze. Il ruolo del buffone è sacro per penetrare l’inganno, per svegliarci ad una più completa attenzione. La consapevolezza di tutte le parti è l’obiettivo del buffone, spesso ad ogni costo, ma soprattutto attraverso l’umore e risate.

La parola “sciocco” deriva dalla parola di inglese antico “saelig”, che significa benedetto o santo. Quindi consentite al vostro buffone di mostrarti la strada. Datevi la possibilità di giocare e mutare identità, per apprezzare il clown che appare fra, tra e intorno al nostro manifesto di dualità, e che per brevi momenti di tempo, ci permette di essere vuoto e pieno nel sacro cerchio di questo circo sempre errante chiamato vita.

“Nessuno s’inganni.

Se qualcuno tra di voi presume di essere un saggio in questo secolo,

diventi pazzo per diventare saggio;

(Corinzi 3:18)

REFERENZE

1. Watts, A.(1963) Two Hands of God – An exploration of the underlying unity of all things,

2. Parabola: Myth and the Quest for Meaning (1979) Vol. 4, No. 1, 48.

3. Hyers, C. (1987) ‘The Smile of Truth’, Parabola Vol. 12, No. 4, 50.

4. Hyers, C. (1987) ‘The Smile of Truth’, Parabola Vol. 12, No. 4, 51.

  1. Jung, C. G. Collected Works Vol. 12 (1953) Psychology and Alchemy, translated by Hull, R. F. C., London: Routledge and Kegan Paul Ltd.

  2. van der Post, L (1961) The Heart of a Hunter, Penguin Books.

Deon van Zyl, Ph.D è un ex professore associato di Psicologia presso l’Università di Pretoria, dove ha lavorato per 13 anni. Fu presidente dell’istituto sudafricano di Psicologia Clinica. Per gli ultimi 20 anni è stato nel settore privato lavorando in una clinica psicologa, come consulente di gestione, mediatore e facilitatore di gruppo. È un membro dell’Associazione Internazionale per studi Junghiani e dell’Associazione Internazionale per lo Studio dei sogni. Ha scritto nmerosi documenti per convegni in Sud Africa, Stati Uniti e Giappone. Esplora l’interfaccia fra la psicologia e le pratiche spirituali.

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